pubblicato in data 30 Apr 2019

Concorrere con le diverse realtà europee in termini di infrastrutture e trasporti non è mai stato il punto forte dell’Italia e di Roma in particolare. Sono tante e troppe le occasioni in cui, a testa bassa, dobbiamo ammettere la nostra arretratezza rispetto ad altre capitali e non d’Europa che possono insegnarci molto in termini di gestione del territorio.

Da alcuni mesi però sembra che anche la Città eterna sia arrivata ad avere una linea metropolitana in grado di competere, in termini temporali, con altre linee sotterranee straniere. Già, perché il percorso che normalmente veniva coperto in 45 minuti (vale a dire da Battistini ad Anagnina), oggi sembra essere sceso intorno ai 30-35. Una bella sferzata, soprattutto durate le ore mattutine, quando i viaggiatori hanno un occhio sul giornale e l’altro sull’orologio. Indubbiamente un gran bel risultato ma…

Eh sì, purtroppo anche in questo contesto il “ma” non può mancare; esiste infatti un motivo alla base della tempistica sopra indicata, tutt’altro che onorevole. Le tre stazioni del centro storico, ovvero Spagna, Barberini e Repubblica, sono chiuse ormai da mesi ed i treni, una volta ripartiti dalla fermata Flaminio, fanno un’unica accelerata sino a Termini.

Quella di Repubblica è la stazione chiusa al pubblico da più tempo: sei mesi! Tutto nacque dall’incidente del 23 ottobre scorso che vide il crollo delle scale mobili al suo interno. Decine di passeggeri rimasero feriti. Qualche tempo fa, commercianti e residenti della zona hanno dedicato alla centralissima fermata un festeggiamento con una torta (con tanto di candeline), spumante e striscione con scritto “Vergogna”.

I negozianti tra via Nazionale e piazza della Repubblica, provati da un disservizio degno del quarto mondo e che ha causato non pochi danni economici (una riduzione degli incassi dal 30 al 70 per cento), hanno anche deciso di effettuare una denuncia contro l’Atac.

Non meno drammatica la situazione delle altre due fermate, Barberini e Spagna che da ottobre, hanno subìto la stessa sorte: chiuse al pubblico per malfunzionamento delle scale mobili.

Roma è da sempre una città con mille problemi; si direbbe che la sua rinomata “eternità” inglobi anche i disagi in un vortice senza fine. Ma che idea può avere uno straniero che si trova ad affrontare criticità di questo genere? Quale ricordo può portare a casa della Capitale d’Italia? Può una città che tiene chiuse per mesi le stazioni tre stazioni del centro storico, aspirare a competere con le altre capitali europee?

Abbiamo ospitato la Formula E (con tutta una serie di problemi che sono ricaduti sulle spalle dei residenti dell’EUR), aspirato alle olimpiadi del 2024 e non siamo nemmeno capaci di restituire un servizio di trasporto decente alla cittadinanza e ai turisti.

Prima di pensare a come costruire il tetto di una casa, bisognerebbe accertarsi dello stato delle fondamenta. Partire dunque dal basso (ovvero dalle necessità primarie) è la prima regola di una buona amministrazione. Ciò che non si vede (o che non fa notizia) è molto più importante del cosiddetto “evento”. È la quotidianità stessa a sancire l’importanza di certe realtà: un servizio metropolitano valido, una raccolta giornaliera dell’immondizia, una manutenzione programmata delle strade sono tutti tasselli che messi assieme formano un meraviglioso puzzle. Basta l’assenza di uno di questi elementi e la struttura crolla.

Alla luce dei fatti, ci auguriamo che l’attuale giunta Capitolina possa fare chiarezza su quanto sta avvenendo ed intervenire al più presto per non affossare ancor di più Roma e i romani in un imbarazzo che francamente non meritiamo.

 

Stefano Boeris

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