pubblicato in data 14 Set 2025

Era stato annunciato come un evento unico nel suo genere e sicuramente lo è stato. Parliamo di “Grace for the World”, lo spettacolo allestito in Piazza San Pietro che ha visto i più grandi nomi della Musica internazionale (da Pharrell Williams a John Legend fino a giungere al nostro Andrea Bocelli e al trio de Il Volo) alternarsi sul sagrato più famoso al mondo con una scenografia meravigliosa realizzata con droni che hanno formato una serie di figure in cielo, sopra la Cupola, e da luci studiate ad arte per rendere l’atmosfera magica e degna di una realtà come quella di Petrina.

Purtroppo, oltre alle meravigliose note regalate da questi Artisti, c’è stata anche quella dolente che vogliamo raccontare nelle prossime righe, legata all’organizzazione (ma sarebbe più giusto dire alla disorganizzazione) dell’evento.

Le parrocchie romane hanno ricevuto, giorni addietro, una mail da parte dello staff preposto alla gestione dello spettacolo in cui si davano istruzioni su come partecipare alla serata. Nello specifico, ai parroci veniva richiesta un’iscrizione cumulativa e l’indicazione del numero dei partecipanti. Tra le varie informazioni vi era anche la specifica del periodo temporale per effettuare l’ingresso alla Piazza: dalle 18 alle 20.

Data l’importanza dell’appuntamento (che va detto era del tutto gratuito), era chiaro che il mondo intero sarebbe confluito verso la Città del Vaticano: per questo, sempre ai parroci, era stata chiesta la registrazione. Una mail di conferma con tanto di immagine di accesso che consentiva l’ingresso nell’area riservata avrebbe, poi, certificato il buon fine dell’operazione. Nel caso di chi scrive, il gruppo parrocchiale si sarebbe dovuto collocare nel Settore Retro Obelisco, in piedi.

Purtroppo, giunti alla Porta di Sant’Anna (senza che vi fossero corsie preferenziali per le comitive parrocchiali) e dopo un’ora abbondante di attesa, è stato comunicato, neanche in maniera troppo chiara, che la Piazza era piena e a causa di ciò era stato dato l’ordine di bloccare il flusso di persone.

Ora, è proprio il caso di dirlo, la domanda sorge spontanea: perché invitare i parroci a registrare il numero dei partecipanti senza prevedere ingressi riservati come avviene in qualsiasi realtà di interesse pubblico (musei, parchi giochi ecc…)? Una gestione dal sapore amaro che ha permesso l’accesso a persone non iscritte (che si erano semplicemente presentate prima degli altri) e l’esclusione di chi aveva tutte le carte in regola. E allora, lo ribadiamo: che senso ha parlare di settori riservati quando poi l’ingresso è basato solo su un fattore temporale? Sarebbe stato molto più corretto parlare di entrata accessibile fino ad esaurimento posti anziché respingere, dopo un’attesa interminabile, gruppi di persone che avevano seguito le procedure richieste.

Un tempo le realtà religiose erano note per la loro forte capacità organizzativa. Evidentemente il peggioramento dei tempi ha colpito anche questo aspetto e quella fama si è lentamente sbiadita. Certo che vedere cordoni della Polizia bloccare persone piene di entusiasmo, gioia e voglia di esserci non è stato un bello spettacolo e, sia chiaro, questa non è certo una critica agli Uomini e alle Donne in Divisa che hanno solo eseguito gli ordini bensì un invito a chi di dovere a trarre insegnamento da questa pessima gestione organizzativa per non commettere più errori di questo calibro per gli eventi futuri.

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