pubblicato in data 18 Mar 2024

“La curiosità è femmina”, dice un vecchio detto. Mi permetto di aggiungere che è anche “giornalista” ma
forse, più correttamente, è un elemento tipico di chi ha voglia di ampliare le proprie conoscenze. E si può
essere curiosi di qualsiasi argomento, situazione, luogo e chi più ne ha, più ne metta.
In uno dei tanti sabati ormai primaverili, mi sono messo alla scoperta di un’area verde che rappresenta il
secondo parco regionale per estensione della nostra Capitale: il Parco del Pineto.
Dopo quello dell’Appia Antica, il Pineto tocca una serie di realtà della zona ovest di Roma che vanno
dall’Aurelio, alla Balduina passando per Primavalle e Trionfale. Ero sempre stato attratto da questa macchia che, almeno dalla parte di Valle Aurelia, ha un’entrata assai modesta e, diciamocelo pure, decadente.
Infatti, quello che un tempo era un campo da calcio, oggi è una zona dove, pur trovando ancora ragazzi che giocano a pallone, si viene principalmente colpiti dagli “scheletri” degli ex spogliatoi e dai lampioni che illuminavano il terreno, ormai ricoperti di ruggine.
Nella collina che sovrasta il terreno di gioco, i palazzi facenti parte della Balduina. Proseguo in un sentiero
battuto per giungere al ponte della ferrovia Valle Aurelia-Vigna Clara, per anni chiusa e che dal 2022 è
tornata attiva. Lì, un piccolo ruscello che si va a “mimetizzare” in mezzo agli arbusti.
I sentieri si diramano: invero, c’è la possibilità di toccare più punti del parco. Decido di seguire quello che
costeggia la ferrovia per poi salire su una collina, sufficientemente alta per regalare un panorama di tutto
rispetto. Davanti ai miei occhi, una parte della Balduina, con la famosa Antenna della RAI sullo sfondo e
l’Hilton che ne copre una buona parte; voltando lo sguardo sulla sinistra, il Policlinico Gemelli, che appare
assai piccolo per via della distanza. Giro la testa a destra e vedo lui, “er Cuppolone” e i palazzi popolari di
Valle Aurelia oltre ad altre costruzioni che rappresentano punti di riferimento del quartiere Aurelio.
Infine, alle mie spalle, il parco di Pineta Sacchetti, facente parte dell’area verde del Pineto.
Una bellissima visuale che non avevo mai visto, anche perché addentrarsi a Roma in certi luoghi fa sempre scattare quel senso di “timore” nel fare spiacevoli incontri. Eppure, in quel contesto, la perplessità ha lasciato spazio alla curiosità e alla scoperta di persone che lì vanno per fare mountain bike ma anche per conoscere il Parco grazie a Guide turistiche che conducono i gruppi nei sentieri tracciati.
Insomma, una piacevole scoperta a due passi da casa. Spesso si sente il bisogno di andare a km di distanza per visitare chissà cosa e non ci si accorge di ciò che si ha a portata di mano.
Una piccola curiosità: via di Valle Aurelia termina proprio all’ingresso del Parco Regionale. Per anni si è
ipotizzato di proseguire la strada per giungere a via Damiano Chiesa e collegare, di fatto, Aurelio e Balduina.
Certo, un percorso che dovrebbe essere totalmente ripensato in termini di larghezza (attualmente la strada è poco più grande di un sentiero) e che creerebbe problemi di natura burocratica dato che ivi sorgono villette, un tempo abusive, poi sanate successivamente. Vi è inoltre una fornace (la seconda della zona) che si erge a simbolo di una Roma ormai passata. Valle Aurelia è un microcosmo che ha ottenuto il riconoscimento di “area protetta” da parte del Comune quale esempio del volto capitolino prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Questo però non dovrebbe impedire la riqualificazione del Parco Regionale urbano del Pineto che, è bene
ripeterlo, è la seconda macchia verde dell’Urbe. Chissà se col tempo, uno dei tanti progetti rimasti su carta si trasformerà in realtà.

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