pubblicato in data 20 Giu 2022

“Questo “autogol” purtroppo segna un divario maggiore tra Chiesa e giovani ma la partita è ancora lunga e rimediare è possibile!”

Ha suscitato scalpore, polemiche e perplessità la notizia in merito alla dichiarazione di Papa Francesco sul comportamento che i giovani devono tenere prima del matrimonio e che la Chiesa deve “insegnare”: niente sesso prima delle nozze. Le linee guida del Vaticano per la preparazione al matrimonio vanno dalla castità prematrimoniale al discorso delle coppie conviventi, dall’educazione sessuale alla regolazione delle nascite. La “nuova” proposta in tema di castità dei fidanzati è apparsa, come la stessa frase del Santo Padre afferma, contrastante con i tempi che stiamo vivendo. “Alla Chiesa – ha detto Bergoglio – non deve mai mancare il coraggio di proporre la preziosa virtù per quanto ormai in diretto contrasto con la mentalità comune”. Ed è proprio su questo aspetto che vogliamo porre l’accento.

Chi fa vita di parrocchia è perfettamente consapevole della crisi che ormai, da troppi anni, la Chiesa sta vivendo nel cercare di attirare un maggior numero di fedeli a sé. Le messe sono frequentate da sempre meno persone e, in un’ottica generale, da categorie che potremmo così suddividere: anziani, qualche famiglia particolarmente religiosa o legata, per ragioni affettive, alla parrocchia e persone con evidenti problemi di relazione (disturbi di natura psicologica e spesso anche patologica).

Un quadro che non desta ottimismo né per il presente né per il futuro, anche in considerazione della sempre più accentuata diminuzione di sacerdoti.

Papa Francesco, che certamente passerà alla Storia non solo per il nome scelto (di grande valore religioso) ma anche per i cambiamenti apportati all’interno della Curia, ha però espresso un concetto che, come detto nelle precedenti righe, rischia di essere più anacronistico che moralmente valido.

Uno dei problemi più grandi che la Chiesa vive risiede proprio nel linguaggio: parlare ai giovani non è semplice perché sono persone cresciute con l’idea dell’“usa e getta” anche in termini di contenuti; sono tante, troppe, le forme di espressione che i ragazzi usano e che mutano più velocemente di quanto si possa ipotizzare.

Ecco, allora, che per provare concretamente a far avvicinare ragazzi che vanno dai 17 ai 25 anni (muoviamoci su questa fascia di età) è necessario comprendere la loro lingua (giusta o sbagliata che sia) ed attirarli con ciò che loro sentono stimolante e di interesse.

Pensiamo, ad esempio, al catechismo: sarebbe assurdo ipotizzare di intraprendere un’impresa di “riconquista” con criteri che potevano avere una valenza su bambini o adolescenti di quarant’anni fa. È necessario trovare altre formule! E questo vale anche per i giovani adulti.

La Chiesa deve, in quanto istituzione, mantenere delle linee guida di carattere morale, spirituale che non possono e non devono “scendere” a compromessi con la mondanità; vero è, però, che ciò che si sviluppa da una radice “immutabile” può e deve essere mutato, laddove per “mutazione” si intende la capacità di stare al passo coi tempi. Non è facile ma bisogna almeno provarci.

Fare sesso (per essere molto diretti) prima del matrimonio, è una scelta comportamentale che ormai fa parte della realtà da decenni. Non possiamo (e non dobbiamo) scandalizzarci di un atteggiamento che, se analizzato, non ha in sé nulla di male. Due persone che si amano e si attraggono intellettualmente e fisicamente non commettono un errore se decidono di stare nello stesso letto già prima delle nozze.

Vedere in questo una forma di peccato, di tentazione demoniaca che deve essere combattuta ed allontanata, ha il sapore dell’arcaico. E certamente non è di aiuto per giungere all’obiettivo di riportare i giovani nelle comunità parrocchiali come avveniva fino alla fine degli anni ’80 e primi ’90.

Dunque, da cattolico praticante, vorrei suggerire di trovare la forza di parlare ai giovani in un linguaggio moderno che ha anche un lato positivo e non solo superficiale. Del resto, non esiste medaglia che abbia un’unica faccia!

Questo “autogol” purtroppo segna un divario maggiore tra Chiesa e giovani ma la partita è ancora lunga e rimediare è possibile!

Stefano Boeris

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