pubblicato in data 14 Gen 2021

Prosegue il confronto interno alla maggioranza per l’approvazione del Recovery Plan. L’Italia è in ritardo, non tanto rispetto della tabella di marcia, quanto sul fatto che una tale gestione di risorse richiede una massima unità di intenti da parte della maggioranza, al momento non ancora raggiunta.“Come ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori – dice il Presidente Gabriele Ferrieri – stiamo collaborando attivamente per portare un contributo importante in termini di idee concrete e fattibili da sottoporre al governo. Riteniamo che dai primi dati emersi sul Recovery Plan le risorse destinate ai giovani e all’innovazione non siano sufficienti per supportare adeguatamente il rilancio economico e sociale del paese. Auspichiamo che ci possa essere ascolto e apertura da parte delle massime istituzioni governative alle nostre istanze a sostegno delle giovani generazioni e dell’innovazione”.ANGI sostiene  da sempre le politiche giovanili e l’innovazione digitale e a tal fine propone di annoverare nel Recovery Fund dei progetti mirati per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, per la completa digitalizzazione del mondo della scuola, dell’Università e della ricerca, per colmare il “digital divide” tra le regioni del Nord e quelle del Sud dando pari opportunità di formazione e lavoro a giovani e donne, e a disincentivare la fuga dei cervelli italiani all’estero creando reali opportunità di lavoro e di carriera per gli studenti più brillanti.ANGI prevede di lanciare a breve un decalogo di proposte concrete ad istituzioni ed enti pubblici e privati per fornire un contributo sostanziale ai progetti che guideranno la rinascita dopo la crisi sanitaria ed economica.Il vero obiettivo del Recovery Fund, che l’Unione europea ha chiamato, non a caso, Next Generation Eu, pone l’accento sulle prossime generazioni. Occorre non dimenticare le esigenze dei più giovani. Nella tabella presentata dal governo, di questa voce si trova traccia tra Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione (7,50 miliardi di euro), e Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud e nuove assunzioni di giovani e donne (4,47 miliardi di euro). Per rispondere alle richieste dell’Ue, si deve fare meglio di così.La Spagna concentrerà più della metà della spesa (72 miliardi di euro) nei primi tre anni, destinando il 18% di tutto il Recovery Plan a istruzione e formazione. Madrid stima che il piano creerà più di 800.000 posti di lavoro in un periodo di tre anni. In Francia accanto al sostegno alle imprese e agli stimoli per l’innovazione, trovano un ampio spazio le misure per l’occupazione (circa 20 miliardi di euro), e il sostegno alle famiglie a basso reddito. Per l’occupazione giovanile sono stati stanziati circa 7 miliardi di euro in vari programmi, come la formazione settori strategici e dinamici (1,8 miliardi di euro), da collegare in parte anche ad altri 7 miliardi di euro per la formazione lavoro. Berlino intende investire buona parte della propria quota-parte delle risorse del Ngeu – circa 29 miliardi di euro – per progetti relativi alle infrastrutture e alla decarbonizzazione. L’attenzione per le nuove generazioni in questo caso la troviamo nelle risorse destinate alla digitalizzazione della scuola e alle politiche sull’occupazione.

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