pubblicato in data 02 Nov 2020

Non è impossibile ma neanche consueto sapere di persone che lasciano questo mondo proprio nel giorno del loro compleanno. Ebbene, questo saluto, se così possiamo definirlo, è “riuscito” ad un Maestro del palcoscenico e non solo: Gigi Proietti.

Ascolta il servizio e il commento di Stefano Boeris

È difficile credere che sia avvenuto perché i Grandi Attori vengono ammantati da un velo di immortalità quando ancora sono in vita. Eppure, Luigi Proietti (per tutti Gigi) ha deciso di congedarsi dal suo pubblico proprio nel giorno dell’ottantesimo compleanno.

Eh sì, l’immenso attore romano, classe 1940, è mancato dopo alcune complicazioni che da circa due settimane lo avevano fortemente indebolito. Nato il 2 novembre (giorno del ricordo dei defunti), Gigi Proietti era l’incarnazione di una filosofia romana, ormai difficile da trovare per le strade della nostra città ma che ha da sempre rappresentato il “marchio di fabbrica” del popolo capitolino.

Non è facile parlare di un Artista così poliedrico: attore, regista, cantante, presentatore, scrittore, showman e tanto altro ancora. Dalla sua Scuola sono sbocciati nomi come Enrico Brignano, Flavio Insinna, Gabriele Cirilli e prima ancora Paola Tiziana Cruciani. La scuola poi chiuse per mancanza di fondi che, come lo stesso Proietti raccontò “dovevano essè sbloccati da morto lontano (fondi europei n.d.r.), così lontano che nun arivavano mai!”.

Davanti alla macchina da presa, il film cult che lo consacrò al grande pubblico fu “Febbre da Cavallo” del 1976 che, a onor del vero, quando uscì ebbe sì un discreto successo ma il vero trionfo avvenne nel corso degli anni con i vari passaggi televisivi. Proietti, da romano DOC ha lavorato con i più grandi attori e registi e, tra questi ultimi, Gigi Magni che lo aveva voluto nel film di costume “Tosca” (1973) assieme a Monica Vitti e Aldo Fabrizi.

Per la televisione si trovò ad interpretare gli sceneggiati “Un figlio a metà” (1992), “Un figlio a metà – un anno dopo” (1994), “Italian Restaurant” (1994) e poi “Il Maresciallo Rocca” (1996) che ha sempre fatto ascolti record e che ancora oggi, durante le varie repliche, tiene incollati al piccolo schermo un numero sempre alto di spettatori.

Il palcoscenico per Gigi Proietti era la sua casa. “A me gli occhi, please” fu il grande successo in cui emerse il talento di mattatore che lo vedeva, per tre ore di spettacolo, assumere voci, aspetti ed atteggiamenti differenti senza mai abbassare l’attenzione del pubblico.

Gigi Proietti era la “prosecuzione” di Ettore Petrolini, dal quale aveva preso innumerevoli spunti che riproponeva in chiave “moderna” con la sua immensa professionalità. Era una maschera di Roma al pari di Aldo Fabrizi e Alberto Sordi.

Conosceva la “gavetta”, termine che ormai i giovani d’oggi ignorano e proprio grazie a questa era riuscito a plasmare il suo dono di “animale da palco”. Aveva mosso i primi passi nei “night” con i piccoli complessini che suonavano in una Roma tanto lontana dai giorni nostri. C’erano speranze, sogni, delusioni e piacevoli sorprese. Per il pubblico era il “vicino della porta accanto”.

Personalmente ho avuto il piacere di avvicinarlo in più occasioni per autografi, dediche (per il libro “Tutto sommato qualcosa mi ricordo”) e foto. Sempre molto gentile accettava di spendere qualche battuta anche quando era particolarmente stanco dopo uno spettacolo. Il ricordo di un grande Artista a 360° che ha scritto, nei suoi 55 anni di carriera, pagine importanti del costume italiano.

Come detto ad inizio articolo, certi attori sono e restano immortali; parlano i loro film e la loro Storia.

Buon viaggio dunque, caro Gigi, verso il Pantheon degli Artisti come Totò, Sordi, Fabrizi, Petrolini e tanti, tanti altri.

Stefano Boeris

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